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Henné: tono freddo

I TONI FREDDI DELL'HENNÉ

In questo documento tratteremo la Lawsonia Inermis vero e proprio henné, nelle sue tonalità fredde: "rosso ciliegia" e "rosso violaceo".
Gli henné dal tono freddo in genere hanno origine in Asia, i più conosciuti pertanto provengono da India, Pakistan e Iran e possono dare tonalità che virano dal rosso scarlatto all'indaco. Tuttavia in pochi sanno che l’intensità della tonalità dipende anche dalla percentuale di Lawsone contenuta nelle foglie del nostro henné. Le foglie con un alta percentuale di Lawsone sprigionano più pigmento e vengono contraddistinsi dalla dicitura Body Art Quality (BAQ), sono dunque generalmente destinati all’utilizzo cutaneo -per la creazione dei famosi Mehndi-, ma ciò non è di certo un limite, anzi..! 
Il colore finale è però dipeso da vari fattori.

Qui un esempio di henné sottoposto a luce diretta
ed indiretta gentilmente fornitoci da Annapaola Bucciarelli 
Primo fra tutti la base cui si andrà a sommare la Lawsonia. L'henné infatti, essendo una colorazione naturale, agisce tono su tono, quindi non andrà a schiarire i capelli, ma si vi sovrapporrà. Il Lawsone, molecola tintoria dell'henné si lega alla cheratina del capello. Pertanto su basi chiare sarà possibile ottenere colori vivi e accesi, quasi artificiali, mentre più la base è scura meno il riflesso spiccherà negli spazi poco illuminati, dando comunque un colore sgargiante alla luce del sole!



Anche il pH gioca un ruolo importante nella colorazione dell'henné (e di alcune erbe tintorie!). Fino a qualche tempo fa l’acidificazione dell’henné era una pratica comune in quanto si credeva necessario l’aggiunta di una sostanza acida per agevolare il rilascio del colore (ma l'henné tinge perfettamente anche preparato con sola acqua!). Si tratta quindi di un'aggiunta facoltativa a preferenza del singolo, visto che in questo mondo regna la soggettività, tuttavia presenta una serie di pro e contro di cui è bene tenere conto.



Con l'ausilio di sostanze acide, come limone, aceto, o anche yogurt (quest'ultimo da evitare in caso di cute grassa/secca), è infatti possibile ottenere tonalità più intense e durature. Più il pH è acido prima sarà in grado di rompere la cellulosa della foglia che rilascerà il Lawsone.
Oltre a ciò grazie a quella che in chimica viene chiamata “Reazione di Michael”, aggiungere una sostanza acida all’henné permette all’atomo di idrogeno presente nel Lawsone di esser ben conservato rafforzandone il legame con la cheratina del capello.
Per usufruire degli acidi basterà indicativamente un cucchiaino raso di una delle sostanza sopracitate in 100g di henné per agevolare ed intensificare i riflessi caldi. 

Venendo all’altra faccia della medaglia gli acidi, soprattutto il limone, consentono al Lawsone legato al capello di ossidare nel tempo. E ciò comporta uno scurire del tono, come mostrato nell’immagine gentilmente prestataci da HennaChannel, che mostra lo scurire del colore che da tonalità color rame aranciato vira ad un rame scuro o mattone!


Oltre a ciò è risaputo che le sostanze acide “scaldano” il tono, pertanto potrebbero non essere apprezzate da chi desidera riflessi scuri intensi. Sempre rimanendo in tema pH è possibile preparare l'henné con un infuso (molto apprezzati il karkadé, altro non è che Ibisco; e la Camomilla), in quanto prevalentemente acidi.
Poiché, come appena appurato gli acidi sono indicati per sfumature calde, i toni più freddi prediligono un ambiente basico. 

Con l'ausilio di sostanze alcaline, come bicarbonato o Caolino (argilla bianca), è possibile freddare ulteriormente l'henné, onde evitare riflessi caldi e favorire quelli freddi. Esiste però una regola riguardo: solo un cucchiaino raso di bicarbonato/argilla bianca ogni 100g di henné (quindi da non confondere con cucchiaio!). 

Se però un pH acido permette all’atomo di idrogeno presente nel Lawsone di esser ben conservato rafforzandone il legame con la cheratina del capello -come visto poco prima- al contrario un pH basico non garantisce la medesima conservazione- E dunque parte del Lawsone scaricherà durante i lavaggi o semplicemente si dissolverà, come mostrato nelle seguenti immagini gentilmente prestateci da HennaChannel.



Si tratta quindi di un'aggiunta facoltativa a preferenza del singolo, visto che in questo mondo regna la soggettività. Rimane comunque una pratica ormai comune, molto diffusa è apprezzata. 



ERBE TINTORIE

Detto questo, le sostanze alcaline non sono le uniche a poter essere addizionate all'henné, per facilitare o variare la tonalità è possibile sbizzarrirsi con le molteplici erbe tintorie presenti in commercio:


Alcanna: dalle radici dell'Alcanna tinctoria, un arbusto sempreverde tipico del sud della Francia e delle zone mediterranee, si ricava un colorante naturale (detto alcannina) in grado di tingere di rosso e viola. Se preparata con acqua e succo di limone, quindi in un ambiente acidificato, è in grado di tingere di rosso cremisi ed in tal caso consiglio l'aggiunta di sale nella pastella di henné ed Alcanna per aiutare il fissaggio del colore. Mentre se preparata con acqua e bicarbonato, quindi in un ambiente alcalino è in grado di arrivare a tonalità violacee o bluastre. L'Alcanna è inoltre un'ottimo cicatrizzante ed antisettico. 

Campeggio: dalla corteccia del Haematoxylum Campechianum, un arbusto originario dell'America Centrale e della costa settentrionale del Sudamerica, si ricava un colorante naturale (ematossilina) in grado di tingere di rosso. Se preparato con acqua e bicarbonato, dunque in ambiente alcalino, è in grado di tingere di un rosso violaceo medio, mentre se preparato con acqua e allume di potassio (si tratta di un ingrediente che acidifica leggermente il composto, ma è un sale cui il comportamento è diverso da quello del limone) è in grado di arrivare ad viola melanzana. Mescolando invece le due preparazioni (quindi allume di potassio e bicarbonato) si raggiunge una tonalità di viola ancora più scura e intensa dalle sfumature bluastre. 

Guado: dalle foglie dell'Isatis tinctoria, una pianta erbacea di origine asiatica introdotta in Europa nel neolitico ed ampiamente diffusa in Italia, si ricava un colorante naturale (Indigotina) in grado di tingere di blu.
Il Guado, similmente all'Indigo, predilige ambienti neutrali o tuttalpiù alcalini, pertanto è possibile aggiungervi bicarbonato o sale per il fissaggio. Nonostante la molecola tintoria sia la stessa dell'Indigo, nel Guado è presente in quantità inferiore, pertanto sarà necessario insistere prima che i riflessi blu si intensifichino. Inoltre richiede lunghi tempi d'attesa (o ossidazione che dir si voglia) pertanto è preferibile prepararlo singolarmente e lasciarlo riposare massimo un'ora prima di unirlo all'henné e procedere con la stesura. 
Ibisco: dai fiori essiccati e polverizzati dell'Hibiscus sabdariffa una pianta ornamentale della famiglia delle malvaceae (anche conosciuto come Karkadè) diffusa in Africa e Asia, si ricava un colorante naturale in grado di tingere di rosso freddo. 
L'ibisco se miscelato con sola acqua da un colore sul rosso cremisi freddo e di per sé è acido, pertanto sarebbe sconsigliato accostarlo a sostanze basiche o almeno limitarne l'uso! Tuttavia è possibile aggiungervi del bicarbonato (moderatamente e poco alla volta, onde evitare colorazioni verdastre) per farlo virare a tonalità violacee/bluastre.
L'ibisco è inoltre in grado di stimolare la crescita dei capelli e prevenirne la caduta in quanto rinforzante. 

Indigo: dalle foglie dell'Indigofera tinctoria, un arbusto che ben si adatta ai climi tropicali, si ricava un colorante naturale (Indigotina) in grado di tingere di blu, tuttavia, essendo utilizzato anche per il raggiungimento del nero, è da usare con parsimonia onde evitare di scurire troppo il tono.
L'Indigo predilige ambienti neutri o tuttalpiù alcalini pertanto le sostanze acide sono da evitare, mentre son da prediligere quelle basiche. È inoltre un seboregolatore in grado di contrastare la forfora secca/grassa. 

Katam: dalle foglie essiccate del Buxus Dioica, un arbusto che cresce spontaneo in luoghi rocciosi ed aridi di Europa, Asia e Africa (molto diffuso e apprezzato il Katam Yemenita), si ricava una polvere tintoria in grado di donare un inteso colore castano dalle sfumature violace.
Tuttavia, essendo utilizzato anche per il raggiungimento di castani scuri, è da usare con parsimonia onde evitare di smorzare troppo il rosso delle nostre chiome. 
Come Indigo e Guado anche il Katam richiede un'ambiente neutro o tuttalpiù alcalino, pertanto è preferibile prepararlo con sola acqua e sale o al massimo piccole percentuale di bicarbonato, per il raggiungimento di toni ancor più freddi!

Robbia: dalle radici della Rubia cordifolia (Manjishta) o della Rubia tinctorum, due piante del genere Rubia cui appartengono 60 specie native dell'Europa, Africa e Asia, si ricava una colorante naturale (alizarina) in grado di tingere sui toni del rosso. Se mescolata con sola acqua otterremo un rosso caldo, se invece nella preparazione vi si aggiunge del bicarbonato (o un'altra sostanza alcalina come il Caolino) è possibile virare la nostra tintura su rossi più accesi, ma comunque freddi. La Robbia è inoltre un purificante lenitivo del cuoio capelluto. 

Sandalo: dalla corteccia del legno dello Prerocarpus Soyauxii (ovvero il Sandalo rosso, chiamato anche Padouk africano) un albero proveniente dall'Africa Tropicale, viene ricavata una polvere tintoria sui toni del rosso e dell'arancione, pertanto è consigliato per chi desiderasse toni dal "rosso fuoco", ma addizionato ad henné ed erbe tintorie dalle tonalità fredde è in grado di donare al capello un riflesso ciliegioso. Inoltre grazie alle sue proprietà astringenti è ottimo per lucidare i capelli!

Ricordiamo che le erbe cosmetiche vanno preparate con acqua calda (per attivarne il potere tintorio e/o le proprietà cosmetiche) e non devono riposare più di 20 minuti, questo per evitare di vanificarne le proprietà. È inoltre possibile preparare alcune delle erbe citate, ma mi riferisco solo a quelle che richiedono un ambiente acido, con infusi (molto apprezzati karkadé, ovvero Ibisco, ed il té nero). Anche l'henné può essere preparato con infusi e decotti, evitandone il riposo (ovvero la cosiddetta "ossidazione" di cui parleremo più sotto), in quanto gli infusi ossidano in fretta e non si andrebbe a beneficiare delle loro proprietà. Ricordiamo però che gli infusi sono prevalentemente acidi, pertanto potrebbero scaldare il tono. Personalmente consiglio di usarli una volta raggiunta la "freddezza" del tono desiderata, ma ciò non impedisce a nessuno di sperimentare! 


Esempi di sfumature fredde ottenute con l'henné ed erbe tintorie forniti da: Pamela Covelli, Annapaola Bucciarelli, la nostra admin Lara ed Elisabetta Pisu






L'OSSIDAZIONE

Posa e ossidazione dei toni freddi teoricamente richiedono tempi lunghi, ricordiamo però che la soggettività fa testo e abbiamo da metterla in pratica, ma partiamo dall'inizio.
L'ossidazione letteralmente è una reazione chimica di combinazione con l'ossigeno conseguente ad una prolungata esposizione all'aria, ma nel mondo delle erbe viene intesa come il tempo che trascorre a riposo il nostro "pappone" prima dell'applicazione. Importante però nella fase dell'ossidazione è la temperatura del liquido, o semiliquido, che andremo ad aggiungere alla nostra polvere per creare la pastella ed il tempo che questa rimarrà ad "oziare"!
Più il liquido/semiliquido è caldo (caldo non bollente!), prima l'henné rilascerà il colore. Seguendo questa via è possibile saltare l'ossidazione procedendo direttamente con la stesura. Cosi che l'henné ossidi raggiungendo l'apice del rilascio di pigmento direttamente sulle nostre chiome risparmiando tempo.
Utilizzare un'alta temperatura senz'ombra ci permette sviare l'attesa dell'ossidazione, ma, nonostante il rilascio del colore avvenga prima si necessita comunque di una posa lunga per dare il tempo all'henné di freddare. Di fatto 3/4h potrebbero bastare per sfruttare al meglio la pigmentazione della Lawsonia, ma potrebbero non essere abbastanza perché il tono si raffreddi. Ciò, in ogni caso, non è una regola è non nega la possibilità di sperimentare, com'è più volte stato detto!


Affronteremo poco più avanti la posa, ora torniamo però alle origini, a quando erroneamente si pensava che l'ossidazione fosse indispensabile per il rilascio del colore. Esiste una vecchia scuola di pensiero che, come appunto dicevamo, sosteneva che l'ossidazione fosse indispensabile per il rilascio del colore. Affermazione, come constatato poco prima, errata, ma non del tutto scorretta in quanto l'ossidazione ha comunque la sua utilità. Molte "hennine" hanno riscontrato un colore più freddo ed inteso dopo aver lasciato l'henné ossidare, pertanto credo valga la pena aspettare.

Naturalmente, se le alte temperature permetto di sviare il tempo di riposo, perché l'henné ossidi sono necessarie temperature tiepide o fredde e tempi d'attesa lunghi. C'è chi lo lascia ossidare solo 5h chi arriva anche a 12h e c'è perfino chi lo ha lasciato ossidare 24h! Il tempo di ossidazione, come abbiamo potuto intuire, non lo scegliamo noi, ma la temperatura. Per evitare di "perdere" il momento di rilascio del colore è bene controllare il potere tintorio del nostro henné macchiando più il dito con un po' di pastella ripetutamente durante l'attesa. Agli inizi potrete notare un colore appena aranciato, quasi sbiadito, facile da lavare via, quando invece l'henné risulterà più vivo sarà possibile procedere con la stesura!



LA POSA

Veniamo alla posa. L'ossidazione, seppur un passaggio importante per la riuscita della nostra tintura, non è la sola ad essere cruciale. Come dicevamo prima la posa dell'henné freddo richiede tempi lunghi, che variano dalle 5/6h minime alle 15h massime, a preferenza o possibilità del singolo. Una posa prolungata però può essere invalidante, per ovviare alle scomodità e disagi che essa può comportare è assai diffusa la posa notturna. Altro non è che dormire con l'impacco sulle nostre chiome. È però necessario munirsi di un vecchio asciugamano (io per sicurezza lo piego, in modo da renderlo doppio), con cui coprire il cuscino, una vecchia federa con cui circondare il cuscino già coperto dall'asciugamano ed un cappellino (possibilmente in grado di scaldare, come la lana) con cui coprire il vostro turbante di henné!



ATTENZIONE: Il picramato di sodio è un colorante sintetico di colore rosso spesso addizionato alla polvere di henné.

STRATIFICAZIONE


Nella maggior parte dei casi agli inizi è possibile che il tono risulti caldo o comunque non freddo quanto ci aspettavamo. Ed ecco che corre in nostro aiuto la stratificazione. Altro non è che la somma dell'henné legatosi al nostro capello. Come abbiamo accertato l'henné tinge tono su tono, sommandosi al colore su cui si posa ed è in grado di legarsi alla cheratina (proteina del capello), ciò che avviene ogni volta che henniamo. La stratificazione è l'accumulo dell'hennè sul capello e ciò è d'aiuto per i toni freddi, in quanto la Lawsonia, incontrando ogni volta una base leggermente più scura, fredderà in breve tempo. Ovviamente la medaglia ha un'altra faccia, se inizialmente la stratificazione è nostra alleata col tempo potrebbe ritorcersi contro! Pertanto una volta raggiunta la tonalità desiderata è consigliato tagliare l'henné con erbe ayurvediche (e non) neutrali, ovvero non in grado di scurire, diminuire le hennate o eventualmente limitarsi alla sola ricrescita, oppure provare la Sherazade!



PROPRIETÀ

Arriviamo alla fine del file e finora abbiamo parlato della Lawsonia prevalentemente come tintura, ma il suo utilizzo apporta molteplici benefici. Avvolgendo il capello è in grado di irrobusturlo, aumentandone il diametro (stratificando soprattuto), pertanto funge anche da volumizzante. È inoltre un sebo-regolatore dunque è in grado di contrastare la forfora secca e grassa. L'henné applicato sulla pelle (ci riferiamo ai Mehndi, ovvero i tatuaggi temporanei eseguiti con henné tipici della tradizione orientale) ha proprietà antisettiche essendo un ottimo antifungino. 





In copertina Pamela Covelli

Commenti

  1. Buongiorno! In primis, complimenti per l'articolo! Ho però qualche dubbio. Sono alle prime armi con l'hennè e il risultato che vorrei ottenere è quello (facendo riferimento alla foto degli Esempi di sfumature fredde ottenute con l'henné ed erbe tintorie forniti da: Pamela Covelli, Annapaola Bucciarelli, la nostra admin Lara ed Elisabetta Pisu) il secondo partendo da destra. Vorrei chiedervi, fondamentalmente, gli ingredienti. Quindi, cosa devo acquistare per avere un risultato che più si avvicina a quello , calcolando che la mia base era (con l'ultimo hennè è fin troppo ramato) castano? Anche le marche delle erbe da usa, insomma, partendo proprio da zero! Grazie!

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    1. ciao! grazie per i complimenti ❤️ per ottenere queste sfumature ci vuole in primis tempo e stratificazione, in quanto si raggiungono non in una passata, bensì dopo diverse hennate (un numero preciso non esiste, in quanto dipende da capello a capello) gli ingredienti consigliati per un color borgogna sono essenzialmente henné di tipo freddo (mi viene da consigliare zarqa in primis, ma anche il neha, anche se tende un po' di più verso il viola melanzana/prugna) e come erbe tintorie l'ibisco e il campeggio, da preparare con il bicarbonato...come indicato (aggiungi il bicarbonato alle erbe, e una volta creata la miscela della gradazione di colore che preferisci la aggiungi all'hennè). Inoltre se vedi che nonostante la stratificazione continua a essere un rosso per te troppo acceso puoi aggiungere katam. Ricorda che il risultato dipende dal tuo colore di partenza ☺️

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  2. Ciao! Grazie mille per i suggerimenti! Ho acquistato tutti gli ingredienti! Ho solo un dubbio (perdonami ma sono alle prime armi e non voglio fare danni). La preparazione. Le erbe tintorie le preparo con bicarbonato e non le faccio e riposare più di 20 minuti. Quindi le aggiungo dopo all'hennè che nel frattempo lascio riposare per qualche ora? Poi ho letto della tecnica congelamento/scongelamento...anche qui ho il dubbio se congelare la miscela compresa sia di hennè che di erbe oppure solo prima l'hennè e poi le erbe?. Grazie ancora per la disponibilità!

    RispondiElimina
  3. Buongiorno, ho trovato molto utile e dettagliato il suo articolo.
    Ha da poco fatto un impacco tintorio.
    60 g totali di cui 30 g lawosonia, 15 g ibisco e 15 g cassia, al posto dell'acqua ho utilizzato un infuso di karkade.
    Il risultato sulle lunghezze potrebbe andare, anche se lo preferirei più ciliegioso, ma avendo la ricrescita più chiara( non ho capelli bianchi) è venuto molto più caldo e ramato sulla base e più freddo sulle lunghezze.
    Se aumentassi la percentuale di ibisco e diminuissi henne e cassia? Ovviamente da fare solo sulla base. Il problema è che vorrei usufruire dei benefici dell'henne anche sulle lunghezze. Come posso fare per non scurire ulteriormente le lunghezze ma comunque trattarle? Dovrei usare due impacchi diversi? Grazie in anticipo

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