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Henné: tono caldo

I TONI CALDI DELL'HENNÉ

In questo documento tratteremo la Lawsonia Inermis, vero e proprio henna/henné nelle sue tonalità calde.
Gli henné dal tono caldo in genere hanno origine in Nordafrica. I più conosciuti e apprezzati provengono da Marocco ed Egitto, possono dare tonalità che virano dall'arancione alle tonalità più scure del rame. Il colore finale è però dipeso da vari fattori.

Qui un esempio di henné sottoposto a luce diretta
ed indiretta gentilmente fornitoci da Beatrice Gagliardi
Primo fra tutti la base cui si andrà a sommare la Lawsonia. L'henné infatti, essendo una colorazione naturale, agisce tono su tono, quindi non andrà a schiarire i capelli, ma vi si sovrapporrà. Pertanto su basi chiare sarà possibile ottenere colori vivi e accesi, in grado di eguagliare i rossi naturali, mentre più la base è scura meno il riflesso spiccherà negli spazi poco illuminati, dando comunque un colore sgargiante alla luce del sole!  Il Lawsone, molecola tintoria dell’henné, si lega alla cheratina del capello permanentemente permettendo così la stratificazione.


Anche il pH gioca un ruolo importante nella colorazione dell'henné (e di alcune erbe tintorie!). Fino a qualche tempo fa l’acidificazione dell’henné era una pratica comune in quanto si credeva necessario l’aggiunta di una sostanza acida per agevolare il rilascio del colore, ma l'henné tinge perfettamente anche preparato con sola acqua! Si tratta quindi di un'aggiunta facoltativa a preferenza del singolo, visto che in questo mondo regna la soggettività, tuttavia presenta una serie di pro e contro di cui è bene tenere conto. 


Con l'ausilio di sostanze acide, come limone, aceto, o anche yogurt (quest'ultimo da evitare in caso di cute grassa/secca), è infatti possibile ottenere tonalità più intense e durature. Più il pH è acido prima sarà in grado di rompere la cellulosa della foglia che rilascerà il Lawsone. Oltre a ciò grazie a quella che in chimica viene chiamata “Reazione di Michael”, aggiungere una sostanza acida all’henné permette all’atomo di idrogeno presente nel Lawsone di esser ben conservato rafforzandone il legame con la cheratina del capello.
Per usufruire degli acidi basterà indicativamente un cucchiaino raso di una delle sostanza sotto citate in 100g di henné
Al contrario un pH basico non garantisce la medesima conservazione e dunque parte del Lawsone scaricherà durante i lavaggi o semplicemente si dissolverà, tuttavia viene utilizzato poiché favorisce tonalità fredde.

Venendo all’altra faccia della medaglia gli acidi potrebbero portare il colore al raggiungimento di sfumature calde, ma soprattutto consentono al Lawsone legato al capello di ossidare nel tempo. E ciò comporta uno scurire del tono, ad interessare maggiormente il fenomeno è il limone che, come mostrato nell’immagine gentilmente prestataci da HennaChannel, permette lo scurire del colore che da tonalità color rame aranciato vira ad un rame scuro o mattone!






ERBE TINTORIE

Detto questo, le sostanze acide non sono le uniche a poter essere addizionate alla pastella di henné, per facilitare o variare la tonalità è possibile sbizzarrirsi con le molteplici erbe tintorie presenti in commercio!
Eccone alcune:


Campeggio: dalla corteccia del Haematoxylum Campechianum, un arbusto originario dell'America Centrale e della costa settentrionale del Sudamerica, si ricava un colorante naturale (ematossilina) in grado di tingere di rosso. Se preparato con sola acqua calda è in grado di tingere sull'arancione e aggiungendovi una sostanza acida il colore diventa ancora più vivo. 

Cassia: dalle foglie essiccate della Cassia (anche conosciuta come Senna) Obovata o Italica, oppure Auriculata e Angustifolia, è possibile ricavare una polvere neutrale dal blando riflesso dorato.
La Cassia può esser preparata con sola acqua o con aggiunta di sostanze acide.
La Cassia però viene usata anche per tagliare l'henné per rallentare la stratificazione, pertanto (a meno che non sia vostra intenzione) consiglio di aggiungerne una piccola percentuale. Si tratta di un ottimo rinforzante e volumizzante.

Curcuma: dalle radici della Curcuma Longa, una pianta erbacea del genere Curcuma originaria dell'Asia sudorientale, si ricava un colorante naturale (detto Curcumina) in grado di tingere di giallo, similmente allo zafferano. Se preparata da sola la curcuma tinge di un forte giallo acceso (ragione per cui si consiglia in piccole dosi), mentre se vi si aggiunge una sostanza acida il colore diventa più vivo ed inteso. In ambiente alcalino invece il colore muta, virando a tonalità aranciate.
La curcuma è un ottima cicatrizzante, contrasta la forfora secca o grassa ed è indicato per la cura di psoriasi.

Ibisco: dai fiori essiccati e polverizzati dell'Hibiscus sabdariffa una pianta ornamentale della famiglia delle malvaceae (anche conosciuto come Karkadè) diffusa in Africa e Asia, si ricava un colorante naturale in grado di tingere di rosso freddo.
L'ibisco se miscelato con sola acqua da un colore sul rosso cremisi freddo, ma di per sé è acido, pertanto è indicato anche ai toni caldi, avendo l'accortezza di evitare pose troppo prolungate! L'ibisco è inoltre in grado di stimolare la crescita dei capelli e prevenirne la caduta in quanto rinforzante.

Kamala: dalla polvere che ricopre i frutti del Mallotus Philippensis, detto anche albero di Kamala che cresce Asia sudorientale, Australia, ma il nome si riferisce al tipo di esemplare raccolto nelle Filippine (dove però è noto come Banato). Prima di procedere con la preparazione urge un chiarimento. Il Kamala è uno solo, tutta via è sorto recentemente un piccolo problema. Alcune polveri di Red Kamala sono risultate sospette a causa del loro colore insolito, un rosso cremisi/fucsia. Questo è il motivo per cui ho specificato il marchio Janas, la sua polvere cosmetica è pura e potete accertarvene osservandone il colore (se comunque interessante alla Kamala oggetto di discussione, ne parliamo nell'articolo sul tono freddo!).
Occorre sciogliere in un pentolino la polvere di Kamala dentro dell'acqua fresca e mettere il tutto sul fuoco a fiamma bassa, mescolando per pochi minuti (questo per favorire il rilascio del pigmento). Il Kamala è un'amido zuccherino, ed ecco perché gelificherà, pertanto è un ottimo idratante da aggiungere alle nostre pastelle di henné!

Rabarbaro: dalla radice (o anche foglie) del Rheum officinale, una pianta erbacea del genere Rabarbaro diffuso in Europa e Asia (originaria della Cina e del Tibet), è possibile ricavare una polvere tintoria sui toni dell'ocra e dell'arancione. Preparato con sola acqua calda è in grado di raggiunger tonalità aranciate, aggiungendovi al composto una sostanza basica, quindi andando a render il ph alcalino, il colore scurirà ulteriormente portando ad un arancione rossastro.

Robbia: dalle radici della Rubia cordifolia (Manjishta) o della Rubia tinctorum, due piante del genere Rubia cui appartengono 60 specie native dell'Europa, Africa e Asia, si ricava una colorante naturale (alizarina) in grado di tingere sui toni del rosso.
Se miscelata con sola acqua otterremo un rosso caldo (quasi mattone), addizionandovi una sostanza acida come l'aceto o il limone è possibile intensificarne il colore. La Robbia è inoltre un purificante lenitivo del cuoio capelluto.

Sandalo: dalla corteccia del legno dello Prerocarpus Soyauxii (ovvero il Sandalo rosso, chiamato anche Padouk africano) un albero proveniente dall'Africa Tropicale, viene ricavata una polvere tintoria sui toni del rosso e dell'arancione, pertanto è consigliato per chi desiderasse toni dal "rosso fuoco" e grazie alle sue proprietà astringenti è ottimo per lucidare i capelli!
Essendo però utilizzato anche per il raggiungimento di toni freddi è bene farne un uso limitato.

 Ricordiamo che le erbe tintorie vanno preparate con acqua calda (per attivarne il potere tintorio e le proprietà cosmetiche) e non devono riposare più di 20 minuti, questo per evitare di vanificarne le proprietà. È inoltre possibile preparare alcune delle erbe citate (mi riferisco solo a quelle che richiedono un ambiente acido) con infusi; molto apprezzati sono karkadé, ovvero Ibisco, ed il té nero. Anche l'henné può essere preparato con infusi e decotti, evitandone il riposo (ovvero la cosiddetta "ossidazione"), in quanto gli infusi ossidano in fretta e non si andrebbe a beneficiare delle loro proprietà. Ricordiamo però che gli infusi sono prevalentemente acidi, pertanto potrebbero scaldare il tono.



Esempi di sfumature calde ottenute con l'henné forniti da Marta Sharon Delpe




POSA E OSSIDAZIONE

Posa e ossidazione dei toni caldi richiedono tempi brevi, ma cosa sono?
L'ossidazione letteralmente è una reazione chimica di combinazione con l'ossigeno conseguente ad una prolungata esposizione all'aria, ma nel mondo delle erbe viene intesa come il tempo che trascorre a riposo il nostro "pappone" prima dell'applicazione. Importante però nella fase dell'ossidazione è la temperatura del liquido, o semiliquido, che andremo ad aggiungere alla nostra polvere.

 Più il liquido/semiliquido è caldo (caldo non bollente!), prima l'henné rilascerà il colore, chi insegue un tono caldo di prassi prepara l'henné con un liquido/semiliquido ad alte temperature per poi procedere con la stesura. Cosi facendo l'henné ossida, raggiungendo l'apice del rilascio di pigmento, direttamente sulle nostre chiome. Pertanto 2/3h di posa sono più che sufficienti per sfruttare al meglio la pigmentazione.
Ciò, in ogni caso, è una regola, ma non ferrea e non nega la possibilità di sperimentare! Per capirne di più sul funzionamento dell'ossidazione consigliamo la lettura dell'articolo sui toni freddi.




STRATIFICAZIONE


Nella maggior parte dei casi agli inizi è possibile che il tono soddisfi le aspettative, ecco allora che occorre parlare della stratificazione. Altro non è che la somma dell'henné legatosi al nostro capello. Come abbiamo accertato l'henné tinge tono su tono, sommandosi al colore su cui si posa ed è in grado di legarsi alla cheratina del capello (questo è ciò che avviene ogni volta che henniamo). La stratificazione è l'accumulo dell'hennè sul capello e ciò è d'aiuto per i toni freddi, in quanto la Lawsonia, incontrando ogni volta una base leggermente più scura, scurirà il tono. Ma non è altrettanto apprezzata da chi vorrebbe mantenere colori caldi e vivaci. Pertanto una volta raggiunta la tonalità desiderata è consigliato tagliare l'henné con erbe ayurvediche (e non) neutrali, ovvero non in grado di tingere o scurire, diminuire le hennate o eventualmente limitarsi alla sola ricrescita, oppure provare la Sherazade!






PROPRIETÀ

Arriviamo alla fine del file. Finora abbiamo parlato della Lawsonia prevalentemente come tintura, ma il suo utilizzo apporta molteplici benefici. Avvolgendo il capello è in grado di irrobustirlo, aumentandone il diametro (stratificando soprattuto), pertanto funge anche da volumizzante. È inoltre un sebo-regolatore dunque è in grado di contrastare la forfora secca e grassa. L'henné applicato sulla pelle (ci riferiamo ai Mehndi, ovvero i tatuaggi temporanei eseguiti con henné tipici della tradizione orientale) ha proprietà antisettiche essendo un ottimo antifungino.



In copertina Lauren di Molfetta

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